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Attentato al Manifesto
28 dicembre 2000

E’ quantomeno singolare che la memoria storica di questo paese abbia falle più o meno vistose, ogni qualvolta si cerchi di definire l’ambiente, l’origine e le coperture di personaggi e organizzazioni legati alle strategie eversive più sanguinarie.

Anche nel caso di Andrea Insabato un velo di omertà su fatti ed informazioni più o meno recenti, tenta di farlo apparire un cane sciolto con qualche rotella fuori posto, quando magistrature, forze dell’ordine, ambienti di destra istituzionali e non, conoscono alla perfezione il personaggio, i suoi legami, i suoi crimini.

Per quanto ci riguarda lo conosciamo dalla seconda metà degli anni ’70, sempre presente nelle innumerevoli aggressioni contro studenti e militanti della sinistra nei quartieri romani di Balduina, Monte Mario, Vigna Clara, Prati, Flaminio.

Insieme ai fratelli Fioravanti, Riccardo Bragaglia, Alessandro Alibrandi, Franco Anselmi, Marco Clark, Luigi Aronica, per citare i più noti, fa parte delle squadre fasciste della zona Nord di Roma.

Frequenta la sede del MSI-DN di Balduina a viale Medaglie d’oro, ma è segnalata la sua presenza sia nella struttura del FUAN, l’organizzazione universitaria missina, che nelle nascenti terza posizione e NAR.

Il salto di qualità nel 1977 con l’assassinio di Walter Rossi avvenuto per mano di un gruppo di missini usciti dalla sezione del MSI Balduina, aggressione avvenuta con la collaborazione e la copertura delle forze di polizia. Insabato insieme ad Aronica e Bragaglia è tra i partecipanti diretti, riconosciuto da numerosi testimoni.

L’omicidio di Walter era stato deciso a tavolino in una riunione avvenuta giorni prima nella sezione missina di Monteverde, Valerio Fioravanti ha rivendicato questo assassinio come il primo omicidio dei NAR.

Nessuno ha mai pagato per Walter, come nessuno ha pagato per Elena ferita la sera precedente a piazza Igea presumibilmente dallo stesso gruppo di fascisti, nonostante le confessioni di fascisti pentiti e non, nonostante la presenza della polizia, nonostante i test del guanto di paraffina positivi, nonostante le sentenze istruttorie di alcuni giudici, nonostante un mucchio di altre cose.

Questo ci indigna da 23 anni ed è per questo che stiamo tentando di far processare gli assassini, i mandanti e le coperture che hanno permesso la loro impunità fino ad oggi.

Ma se ha questo aggiungiamo la cancellazione anche dalla memoria storica di Walter ed Elena, della loro tragedia e dell’infamia dei loro assassini, questo diventa intollerabile.

Denunciamo questo clima di omertà che ancora oggi copre responsabilità e coperture di elementi, organizzazioni e apparati dello stato che continuano a nascondere episodi e strategie eversive e criminali da decenni ormai conosciuti dalla coscienza civile popolare e dalla memoria storica e sociale.

Andrea Insabato è complice di un assassinio, e come tale va considerato, per il passato ed evidentemente per il presente, tutto il resto sono chiacchiere e fumo, per far apparire ciò che non è e per nascondere chi è dietro a tutto questo, bomba al Manifesto compresa.

Ci stiamo battendo contro l’oblio per un senso forte di verità, di giustizia ma anche perché la garanzia di un futuro mondato dall’infamia fascista, dalle convivenze poliziesche e giudiziarie non può prescindere dalla rivendicazione della memoria e dalla identificazione e punizione dei responsabili di cinquant’anni di stragi e assassini, contro ogni revisionismo e amnistia delle coscienze.

Roma 28/12/2000

Associazione Walter Rossi